Stili alimentari a supporto dello stile di vita: una sana igiene orale come aiuto e pausa
Condurre un sano stile di vita è un consiglio che abbiamo sentito proposto molte volte da tanti esperti in materia o presunti tali, da medici e specialisti ma spesso non ne abbiamo colto tutte le sfumature.
Il termine dieta deriva dal greco δίαιτα (diaita) = abitudine, modo di vivere, da cui il latino diaeta; capiamo quindi che “stare a dieta” non è sinonimo di rigidità alimentare e riduzione in senso ipocalorico. È un concetto molto più ampio che vede compresenti abitudini alimentari, attività fisica, astensione da vizi tossici come alcol e fumo, igiene del proprio corpo compresa quella orale e la convivialità, ossia il rapporto con gli altri.
Questo concetto è stato riletto e reinterpretato in numerose chiavi: dal punto di vista alimentare, in particolar modo, si sono viste susseguirsi un importante numero di diete, a volte rese celebri dalle mode, che promettevano risultati specifici a categorie di popolazione piuttosto attente all’aspetto fisico nonché alla salute generale del proprio corpo. Ne vedremo di seguito alcune delle principali.
Dieta Zona e Dieta Paleolitica, due nomi diversi per regimi simili
La dieta Zona nacque in America dal biochimico Berry Sears ed aveva, allora come oggi, l’obiettivo di permettere un dimagrimento importante attraverso una partizione calorica giornaliera del 40, 30 e 30% rispettivamente per carboidrati, proteine e grassi. Il risultato era un dimagrimento rapido, ma spesso non protratto nel tempo.
Simile alla precedente, troviamo la Dieta Paleo, abbreviazione di Dieta Paleolitica, nome che prende origine proprio dal periodo storico al quale si ispira; questo tipo di dieta si basa prevalentemente sul consumo di proteine e grassi, escludendo in toto determinati alimenti poiché non presenti nello stile nutrizionale dell’uomo paleolitico come latte e derivati, cereali, legumi ed ancora sale, zucchero, grassi di condimento e ovviamente gli alimenti industriali quali additivi, bevande, cibi conservati e lavorati.
In entrambi i casi si tratti di stili alimentari che si fondano sul principio della chetosi, cioè di un processo metabolico che può innescarsi quando ci si alimenta prevalentemente con proteine e grassi. La scarsa o nulla presenza di carboidrati è la chiave per innescare tale processo di acidosi metabolica, condizione in cui l’organismo ottiene energia bruciando grassi al fine di produrre corpi chetonici, detti anche semplicemente chetoni. Tali chetoni vengono utilizzati come fonte energetica primaria, in sostituzione al glucosio nettamente carente.
Dieta Atkins e Dieta Dukan, i capostipiti della chetosi
La Dieta Atkins, fondata negli anni ‘70 dal Dottor Robert Atkins, e la Dieta Dukan, resa celebre negli anni 2000 dal suo fondatore Pierre Dukan, furono alcune delle prime diete a basarsi sullo questo concetto: togliere i carboidrati per dimagrire. L’approccio sembrava semplice e d’effetto, poiché i risultati erano e sono certamente visibili. Ciò che però sfugge, ad un primo approccio superficiale, è l’effetto a lungo termine; la ricerca ha dimostrato e sta continuando a dimostrare come uno stato di chetosi protratto nel tempo abbia effetti fondamentalmente tossici per l’organismo umano, dato che porta ad un aumento significativo dei corpi chetonici nel sangue e al loro smaltimento per via renale. Gli effetti potenzialmente dannosi possono mostrarsi anche nel breve termine, con problemi di nausea, dolore alla testa, stitichezza, affaticamento e uno sgradevolissimo problema di alitosi dovuto alla presenza di chetoni nel corpo. Non è casuale che entrambi i fondatori furono criticati dalla comunità scientifica: Pierre Dukan venne addirittura radiato dall’Albo dei Medici nel 2014.
Ad oggi sono stati già rivelati contesti in cui un approccio chetogenetico potrebbe essere risolutivo: si tratta di condizioni come l’obesità grave, complicata o obesità severa nel periodo preoperatorio per un intervento bariatrico, nella “non-alcoholic fatty liver disease”, una situazione di steatosi epatica di matrice non alcolica e nell’epilessia farmaco-resistente, soprattutto nei bambini. L’applicazione del regime chetogenico in queste condizioni deve però essere valutato a priori e sostenuto da un esperto in materia che possa monitorare e verificare l’andamento del paziente, intervenendo qualora si aggravassero le condizioni di salute. Da sconsigliare invece per donne in gravidanza e allattamento, per pazienti con anamnesi positiva per disturbi psichici e comportamentali abusi come alcol e altre sostanze, ed ancora per chi soffre di insufficienza epatica o renale, per chi è affetto da diabete di tipo 1 ed altre condizioni specifiche. Bisogna inoltre prudentemente evitare di intraprendere uno di questi percorsi nutrizionali in maniera autonoma, con le classiche diete “fai-da-te" lette su internet o su una rivista di pettegolezzi: in ballo c’è la nostra salute.
Una Dieta ever green: la Dieta Mediterranea
L’unico approccio che si possa considerare universalmente applicabile, salvo comprovate condizioni patologiche specifiche che ne limitino l’utilizzo parziale o totale, è quello basato sulla Dieta Mediterranea. Questo modello venne riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio orale e immateriale dell’umanità nel 2010 e si fonda sul consumo di alimenti abitualmente coltivati ed utilizzati nel bacino mediterraneo: largo spazio quindi a cereali, meglio se nella variante integrale, frutta, verdura ed ortaggi, semi, olio di oliva extravergine, da consumarsi in netta prevalenza rispetto a carni rosse e grassi animali, il cui utilizzo viene ampiamente ridotto. Moderato invece il consumo di pesce, carne bianca, legumi, uova e latticini. Il modello rispecchia inoltre le indicazioni per una sana e corretta alimentazione definite dall’OMS, l’Ente Mondiale per la Sanità, il quale parla molto chiaro in materia e stabilisce che una dieta sana debba includere:
Frutta, verdura, legumi, frutta secca e cereali integrali, con almeno 5 porzioni tra frutta e verdura giornaliere ed un apporto calorico per il 45-55% circa derivante da carboidrati;
Gli zuccheri semplici devono restare al di sotto del 10-12% delle calorie giornaliere;
I grassi giornalieri devono essere meno del 30% delle calorie, con prevalenza di grassi insaturi come olio di oliva, pesce grasso, avocado, frutta secca e semi;
Vanno evitati grassi saturi e grassi trans, mantenendoli rispettivamente al di sotto del 10% e dell’1% delle calorie quotidiane; queste tipologie di grassi possono trovarsi prevalentemente nei prodotti confezionati e lavorati industrialmente;
Il sale deve restare al di sotto dei 5 gr giornalieri.
Questo modello, un sempreverde per la salute, permette di mantenere un idoneo peso corporeo, di restare in salute riducendo il rischio di molte malattie associate in maniera diretta ed indiretta all’alimentazione. Per seguirlo basterà rispettare le indicazioni dell’OMS, includere gli alimenti sopracitati e ripartirli in 5 spuntini giornalieri: una colazione ricca, uno spuntino mattutino spezza fame, un pranzo a base prevalentemente di carboidrati complessi, un ulteriore spuntino pomeridiano ed una cena leggera ma nutriente. Il tutto condito da un’idratazione garantita da 1,5 a 2 L giornalieri di acqua.
Dieta sana: una questione multifattoriale
In un’ottica di salute come aspetto multifattoriale, risulta fondamentale integrare l’alimentazione con un’attività fisica adatta al proprio stato di salute e garantire un’idonea cura ed igiene al nostro corpo. Non di meno, l'igiene del cavo orale, parte integrante e fondamentale del processo nutrizionale, deve essere tenuta sempre sotto controllo. È per questo che mantenere una buona pulizia della bocca, anche in vista di frequenti pasti quotidiani, è di grande importanza. Un integratore alimentare orale naturale come GUM® PerioBalance®, unito ad un regolare utilizzo dello spazzolino e del filo interdentale, garantisce i benefici di una pulizia professionale del dentista nel tempo; infatti, contenendo Lactobacillus Reuteri Prodentis® attivi, probiotici naturali, svolge una significativa azione protettiva nei confronti del nostro organismo.