
Alitosi cronica: cause e rimedi
Sebbene spesso venga trascurata o minimizzata, l'alitosi cronica può essere molto più di un semplice fastidio. Questo disturbo, caratterizzato da un alito pesante e persistente, può rappresentare un segnale importante dello stato di salute generale dell’organismo. In molti casi, infatti, può essere la spia di patologie sottostanti che coinvolgono il cavo orale, l'apparato digerente e altre funzioni metaboliche, oppure il risultato di abitudini poco salutari e di una scarsa igiene orale.
L’alitosi può avere un impatto significativo anche sul benessere psicologico e sociale: chi ne soffre può trovarsi in difficoltà nei rapporti interpersonali, sviluppare insicurezze o sentirsi isolato, spesso senza comprendere la vera causa del disagio. Per questo motivo è fondamentale non ignorare il problema, affrontarlo con consapevolezza e, quando necessario, rivolgersi a un professionista.

Cos'è e come si manifesta l’alitosi cronica?
L’alitosi cronica è una condizione in cui l’alito emana un odore sgradevole persistente, che si avverte durante tutto l’arco della giornata e può protrarsi per settimane o addirittura mesi. I sintomi più comuni includono un alito maleodorante, spesso descritto come pesante, amaro o metallico e presenza di una patina biancastra sulla lingua.
Questa condizione si differenzia dall’alitosi temporanea, un fenomeno piuttosto comune che può manifestarsi, ad esempio, al mattino, quando durante la notte, l’attività batterica nella bocca aumenta e vengono rilasciati gas solforati. In questi casi, l’alito cattivo tende a risolversi facilmente con una buona igiene orale o l’uso di prodotti rinfrescanti.
Al contrario, l’alitosi cronica persiste nel tempo, non migliora in modo significativo nemmeno dopo aver lavato i denti e tende a ripresentarsi con regolarità, suggerendo spesso la presenza di cause più profonde che richiedono un’indagine accurata.
Oltre all’alito cattivo, chi soffre di alitosi può sperimentare:
- xerostomia (bocca secca), che riduce la produzione di saliva;
- lingua patinata (soprattutto nella parte posteriore), con depositi biancastri spesso indicativi di proliferazione batterica;
- percezione alterata del gusto.
Un aspetto rilevante è che molte persone non riescono a percepire autonomamente il proprio alito, poiché l’olfatto si adatta progressivamente agli odori corporei. Per questo motivo, la conferma da parte di un’altra persona può essere essenziale per riconoscere il problema.
Dal punto di vista medico, l’alitosi cronica non è una patologia a sé stante, ma spesso rappresenta un sintomo o un segnale d’allarme che può indicare squilibri a livello orale o sistemico. È dunque importante non sottovalutarla né considerarla un semplice fastidio estetico o sociale [1].
In ambito clinico, l’alitosi si distingue in tre categorie principali:
- alitosi genuina, il cattivo odore è reale e percepibile anche dalle persone vicine;
- alitosi pseudogena, il paziente è convinto di avere l’alito cattivo, anche se non ci sono riscontri oggettivi [2];
- alitofobia, disturbo psicologico e invalidante, in cui l’ossessione per l’alito cattivo persiste nonostante l’assenza di prove concrete.
Chi soffre di alitosi cronica può sviluppare disagio psicologico, insicurezza e ansia, arrivando persino ad evitare il contatto sociale ravvicinato. Questo isolamento può compromettere le relazioni personali, la qualità della vita e persino il rendimento lavorativo.
Per questi motivi, è fondamentale non ignorare o minimizzare il problema, né affidarsi esclusivamente a rimedi temporanei. Riconoscere l’alitosi cronica come un segnale che merita attenzione è il primo passo verso un intervento efficace.
Possibili cause dell’alitosi cronica
Individuare l'origine dell'alitosi può risultare complesso, poiché alla base del problema possono esserci diverse cause scatenanti. Per questo motivo è sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico di fiducia. Il parere di uno specialista è fondamentale per diagnosticare correttamente la causa e impostare un percorso terapeutico specifico.
Tra le cause più frequenti vi sono sia malattie respiratorie, come sinusite e bronchite, sia patologie sistemiche, come il diabete e le disfunzioni renali. Tuttavia, una delle cause principali dell'alitosi cronica resta una scarsa igiene orale.
Anche se lavarsi i denti può sembrare un gesto di poco conto, se non fatto regolarmente e nella maniera adeguata, residui di cibo e batteri possono accumularsi tra i denti e nelle zone meno accessibili della bocca, trasformandosi in placca, tartaro e carie. Questi fattori contribuiscono a generare un cattivo sapore in bocca, un alito maleodorante e, nel tempo, infiammazioni come gengiviti, parodontiti e ascessi, talvolta accompagnati da sanguinamento.
Anche dispositivi come protesi dentarie mobili o apparecchi ortodontici, se non mantenuti in modo adeguato, possono favorire lo sviluppo dell’alitosi. Residui di cibo e batteri, infatti, si accumulano facilmente in queste strutture, rendendole un ambiente favorevole alla proliferazione microbica responsabile dell’odore sgradevole [3].
La maggior parte dei casi di alito cattivo persistente è causata da batteri che producono composti volatili solforati, responsabili del caratteristico odore sgradevole.
Oltre alla pulizia dei denti è fondamentale pulire accuratamente anche la lingua, spesso ricoperta, come accennato, da una patina biancastra composta da batteri, funghi e residui alimentari. Se non rimossa con una pulizia adeguata, questa patina può diventare un focolaio di infezioni e contribuire in modo significativo allo sviluppo dell’alitosi. Tra i microrganismi presenti, non ci sono solo batteri, ma anche funghi patogeni, come Candida albicans, che possono proliferare nella cavità orale; questo lievito, in particolare, è responsabile della candidosi orale, una condizione che si manifesta con la comparsa di lesioni biancastre sulla lingua, accompagnate da bruciore, fastidio durante la deglutizione e alito cattivo [4].
Tuttavia, l’equilibrio microbico della bocca può essere compromesso anche da altri fattori, come le malattie respiratorie che inducono a respirare con la bocca aperta: quest'abitudine favorisce la sensazione di bocca secca, condizione che riduce l’azione protettiva della saliva, la quale normalmente svolge un’efficace azione antibatterica.
Anche l’assunzione di alcuni farmaci, come gli antibiotici, può indebolire il sistema immunitario e alterare la flora batterica naturale, peggiorando così il problema. Altri fattori che possono contribuire a uno squilibrio della microflora orale includono stati di forte stress e una dieta poco equilibrata [5].
La secchezza delle fauci è, inoltre, associata a disturbi respiratori quali tonsilliti e varie forme di sinusite, condizioni che causano infiammazione delle vie respiratorie e richiedono un controllo medico.
Anche il corretto funzionamento del sistema digerente e la salute della mucosa gastrica sono fondamentali. Un’alimentazione varia ed equilibrata può prevenire o ridurre molti disturbi gastrointestinali, come reflusso e gastrite, che sono spesso correlati all’alitosi cronica.
Chi soffre di tonsilliti o di reflusso gastroesofageo affronta quotidianamente problemi come l'alito pesante e il bruciore di stomaco, situazioni che possono creare disagio nelle relazioni sociali. Anche in assenza di patologie specifiche, il consumo frequente di cibi elaborati, ricchi di zuccheri o difficili da digerire, può favorire l’alitosi aumentando il lavoro degli organi digestivi e favorendo l’accumulo di muco nella gola.
Infine, in casi più rari, l'alitosi cronica può rappresentare un sintomo di patologie più gravi, come disturbi epatici (problemi al fegato), renali o la presenza di tumori. In queste situazioni è fondamentale rivolgersi tempestivamente al medico per ottenere una diagnosi accurata e valutare le opzioni terapeutiche più appropriate, senza sottovalutare alcun fattore di rischio [6].
Rimedi per l'alitosi cronica
Per la cura dell'alitosi esistono diversi rimedi, anche naturali, oltre a buone pratiche quotidiane che aiutano a contrastare l'odore sgradevole proveniente dal cavo orale, favorendo un ritorno alla serenità nel parlare e nel relazionarsi con gli altri.
Sebbene non esista una medicina risolutiva e unica per eliminare definitivamente l'alitosi cronica, è possibile gestire questa condizione efficacemente attraverso una serie di comportamenti mirati, orientati alla prevenzione e alla cura quotidiana della salute orale e generale.
Una buona cura orale rappresenta, infatti, il primo passo importante per gestire la condizione. L'alito cattivo è spesso causato dalla placca: una patina appiccicosa, che si deposita sui denti e favorisce la proliferazione batterica. Se non rimossa, la placca può indurirsi e trasformarsi in tartaro, un deposito calcificato che può provocare infiammazioni gengivali, carie e alito pesante. In questi casi, la semplice igiene casalinga non basta più e diventa necessario l’intervento professionale di un dentista.
Per prevenire l’accumulo di batteri, è importante lavare i denti accuratamente dopo ogni pasto, utilizzando anche lo scovolino, abbinato al filo interdentale e al collutorio antibatterico. In particolare, se l'alito cattivo è riconducibile a complicazioni orali, come la gengivite, il collutorio può fornire un valido aiuto sia nel contrastare l’odore sgradevole dell’alito sia nel trattare il disturbo specifico.
Nel caso in cui l’alito pesante non possa essere gestito con un’immediata igiene orale, può essere utile masticare un chewing-gum senza zucchero o assumere delle compresse rinfrescanti specifiche per l’alito. Entrambi stimolano la salivazione, contribuendo a contrastare la bocca secca; è però consigliabile evitare prodotti che contengano coloranti o conservanti artificiali.
Come accennato, anche l’alimentazione gioca un ruolo importante: una dieta curata ed equilibrata aiuta la funzionalità dell’apparato digerente e può ridurre i problemi gastrointestinali spesso associati all'alitosi cronica.
Nello specifico, alimenti come agrumi (in particolare il limone), prezzemolo, sedano, yogurt, cannella e chiodi di garofano possono contribuire in modo naturale a mantenere il cavo orale più fresco e sano.
Tra i rimedi naturali, si possono utilizzare oli essenziali come quello di menta piperita, da diluire in acqua per effettuare sciacqui rinfrescanti, oppure impiegare soluzioni a base di bicarbonato, utili per riequilibrare il pH della bocca e contrastare la proliferazione microbica.
Oltre a questi, si possono considerare altri rimedi naturali. Il tè verde, grazie ai suoi polifenoli, contribuisce a ridurre i batteri presenti nella bocca; l’aceto di mele diluito, i semi di finocchio o di anice e il carbone vegetale attivo possono essere utili soprattutto quando l’alitosi è legata a problemi digestivi. Anche mantenere una buona idratazione e consumare pasti leggeri e regolari favorisce un alito più fresco e una bocca sana [7].
Esistono, inoltre, altre soluzioni efficaci per la gestione dell’alitosi cronica, soprattutto se inserite in una routine quotidiana in sinergia con una corretta igiene orale. Alcuni alimenti fibrosi e crudi, come mele, carote e sedano, non solo offrono benefici nutrizionali, ma agiscono anche come una sorta di “pulizia meccanica” durante la masticazione. Questi cibi stimolano la produzione di saliva, attivando le ghiandole salivari e contribuendo a mantenere la bocca umida, contrastando così il cattivo odore.
Un altro rimedio utile è l’assunzione di probiotici orali, in particolare quelli contenenti ceppi specifici per l’equilibrio della flora batterica del cavo orale, come il Limosilactobacillus Reuteri. L’integrazione di questi batteri “buoni” aiuta a ridurre la presenza dei microrganismi che generano composti volatili maleodoranti, svolgendo quindi un’azione preventiva e riequilibrante [8].
Non va trascurata poi l’importanza dei trattamenti professionali periodici, come la detartrasi [9], ovvero la pulizia dei denti effettuata dal dentista. Questo intervento, da effettuare idealmente ogni sei mesi, è fondamentale per rimuovere il tartaro accumulato, soprattutto in profondità, sotto il margine gengivale, dove lo spazzolino da solo non riesce ad arrivare. La presenza di tartaro può, infatti, favorire l’infiammazione delle gengive (gengivite) e contribuire all’insorgere dell’alitosi.
Infine, in presenza di gengiviti o altre infezioni del cavo orale, può essere indicato, sotto controllo medico, l’uso di collutori a base di clorexidina. Un esempio è il GUM Paroex 0,12%, formulato per ridurre la carica batterica orale grazie alla combinazione di clorexidina e cetilpiridinio cloruro; si tratta di una soluzione efficace nei trattamenti a breve termine, utile a contrastare l’infiammazione gengivale e a limitare l’alito cattivo causato da batteri.
Per i casi di alitosi lieve o occasionale, invece, può essere utile un approccio più delicato e naturale, come quello offerto da GUM BIO. Questo collutorio, a base di ingredienti naturali e biologici come aloe vera e menta piperita, è indicato per un uso quotidiano e può contribuire a mantenere la freschezza del cavo orale, sostenendo l’equilibrio del microbiota senza effetti collaterali.
Infine, se alla base dell’alitosi si nasconde una patologia più seria, come un ascesso dentale o una parodontite, è essenziale rivolgersi tempestivamente a un professionista. Solo una diagnosi precisa potrà orientare verso il trattamento più adeguato, contribuendo non solo a risolvere l’alitosi ma anche a preservare la salute dell’intero organismo.
Prevenzione dell’alitosi cronica
Per prevenire l’alitosi cronica e mantenere l’alito fresco nel tempo, è importante adottare alcune semplici ma efficaci abitudini quotidiane. Non si tratta solo di una questione estetica, ma di un gesto concreto per prendersi cura della propria salute orale e del benessere generale.
Di seguito sono riportate alcune regole fondamentali.
- Lavare i denti almeno 2 volte al giorno, preferibilmente dopo ogni pasto, soprattutto dopo aver mangiato cibi dall’odore particolarmente intenso, ad esempio aglio e cipolla).
- Utilizzare scovolino e/o filo interdentale, per rimuovere placca e residui di cibo dalle zone in cui lo spazzolino non arriva. Una pulizia incompleta è una delle principali cause dell’alito cattivo.
- Sottoporsi a una seduta di igiene orale professionale almeno una o due volte l’anno, seguendo le indicazioni del proprio dentista. Il tartaro e la placca subgengivale non possono essere rimossi con il solo spazzolino.
- Seguire una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura e alimenti freschi. È consigliabile limitare cibi pesanti o difficili da digerire, nonché come quelli che possono accentuare l’alito cattivo, come latticini (in caso di intolleranze), carne rossa e insaccati.
- Bere molta acqua durante la giornata, perché mantenere una buona idratazione aiuta a contrastare la bocca secca, migliorando la produzione di saliva e contribuendo alla pulizia naturale del cavo orale.
- Limitare l’assunzione di caffè, alcol e fumo. Questi elementi tendono a seccare la bocca, alterare la flora orale e peggiorare l’alito. Smettere di fumare, in particolare, apporta benefici a tutto l’organismo, oltre che all’alito [10].
- Tenere a portata di mano chewing-gum senza zucchero o caramelle alla menta, utili soprattutto fuori casa o quando non è possibile lavarsi i denti subito dopo i pasti. Meglio preferire prodotti con xilitolo, che contribuisce a limitare la proliferazione batterica.
- Non saltare i pasti, in quanto il digiuno prolungato riduce la produzione di saliva e può portare all’accumulo di composti volatili maleodoranti.
- Monitorare eventuali intolleranze alimentari o disturbi gastrointestinali, che possono contribuire all’alitosi. In caso di sospetti, è utile rivolgersi a un medico o a un nutrizionista.
L’alitosi può essere una condizione difficile da gestire, ma ignorarla non è mai la soluzione. Dietro un alito sgradevole possono celarsi cause semplici o problemi più complessi. La buona notizia è che, nella maggior parte dei casi, è possibile intervenire con successo, a patto di farlo con consapevolezza, costanza e il supporto adeguato.
Alitosi cronica nei bambini
Anche i bambini possono soffrire di alitosi cronica, sebbene spesso per cause diverse da quelle degli adulti.
Molti genitori si preoccupano quando notano che il proprio figlio ha l’alito cattivo al risveglio, ma in realtà si tratta di un fenomeno piuttosto comune. Durante la notte, infatti, la salivazione si riduce fisiologicamente e la saliva non riesce più a svolgere la sua naturale azione di “detersione” del cavo orale. Una volta fatta colazione e lavati i denti, l’alito tende a tornare normale.
L'alitosi cronica in età pediatrica, però, può avere origini più complesse. Spesso è legata al cambio della dentizione, all’eventuale presenza di carie non trattate, o a infezioni del cavo orale. In altri casi può dipendere da problematiche dell’apparato digerente o respiratorio, come tonsilliti frequenti.
Talvolta è associata alla presenza di sostanze chiamate corpi chetonici, come l’acetone, che possono provocare un odore caratteristico. In situazioni più serie, questi composti possono indicare una condizione chiamata chetoacidosi, soprattutto nei bambini con diabete non ancora diagnosticato.
Anche una dieta sbilanciata o il consumo eccessivo di caramelle, snack e alimenti poco salutari possono influire sull’odore dell’alito. Un altro aspetto spesso sottovalutato è la scarsa igiene orale, soprattutto nei bambini che portano apparecchi ortodontici e che possono avere maggiori difficoltà a pulire correttamente denti e gengive.
Per distinguere un episodio temporaneo da un problema più duraturo, è importante che i genitori prestino attenzione ad alcuni segnali come alito cattivo persistente anche dopo una corretta igiene orale, carie visibili, gengive infiammate o sanguinanti, frequenti infezioni alla gola e disturbi digestivi ricorrenti.
Incoraggiare una buona igiene orale fin dalla prima infanzia è fondamentale, poiché aiuta a prevenire non solo l’alitosi, ma anche carie e infiammazioni. È importante scegliere spazzolini adeguati all’età del bambino, con setole morbide, e dentifrici contenenti una quantità di fluoro adatta. I denti andrebbero lavati almeno due volte al giorno per due minuti, sempre sotto la supervisione di un adulto finché il bambino non diventa completamente autonomo.
Con il tempo, è utile introdurre anche il filo interdentale o gli scovolini, soprattutto nei bambini che utilizzano apparecchi ortodontici. Abituarli a sciacquare la bocca dopo i pasti e a non andare a dormire senza prima essersi lavati i denti è un’altra buona pratica da consolidare.
Per rendere il momento dell’igiene orale più piacevole e coinvolgente, si possono usare spazzolini colorati e dentifrici dal gusto delicato. Questi sono piccoli accorgimenti che aiutano a trasformare la routine quotidiana in un’abitudine positiva e duratura [11].
In caso di alitosi persistente, è importante rivolgersi al pediatra o al dentista per una valutazione approfondita e per individuare la causa, così da poter intervenire con strategie mirate e adatte all’età del bambino. Una visita odontoiatrica può aiutare a escludere eventuali problematiche dentali e fornire indicazioni personalizzate sulle cure più efficaci.
In conclusione, il ruolo dei genitori è fondamentale. Bisogna mostrare ai bambini come lavarsi correttamente i denti, utilizzando strumenti adeguati e prodotti specifici. Questo non solo aiuta a prevenire l’alitosi, ma favorisce anche lo sviluppo di un senso di responsabilità verso la propria salute. In questo modo, i bambini crescono consapevoli dell’importanza dell’igiene orale e del proprio benessere personale.
Alitosi da sinusite
Come accennato, l'alitosi può essere collegata a patologie dell’apparato respiratorio, come la sinusite. Si tratta di un’infiammazione delle mucose paranasali, che spesso causa dolore localizzato nella zona degli occhi, della fronte e del naso. Nelle forme più gravi, può manifestarsi anche con mal di testa, raffreddore e tosse, dovuti dell’accumulo di muco nelle cavità ossee situate vicino al naso.
Questa condizione porta spesso a respirare con la bocca, favorendo l’ingresso di agenti patogeni nell'organismo e riducendo la produzione di saliva. Inoltre, il muco prodotto in eccesso durante la sinusite contiene proteine e altre sostanze che favoriscono la crescita dei batteri responsabili dell’alitosi.
Per distinguere l’alitosi causata da sinusite da quella di origine orale o digestiva, è utile osservare alcuni segnali. In genere, l’alito cattivo di origine sinusale è accompagnato da sintomi respiratori come congestione nasale, secrezioni dense e purulente, dolore facciale o mal di testa. Questa condizione può peggiorare al mattino o quando si è costretti a respirare a lungo con la bocca. A differenza dell’alitosi transitoria, inoltre, tale condizione non migliora dopo la pulizia dei denti o l’uso di collutori, proprio perché la causa risiede nei seni paranasali e non nel cavo orale.
In presenza di questi disturbi, è essenziale intervenire non solo sui sintomi, ma soprattutto sulla causa che li genera. Affrontare adeguatamente la sinusite permette, infatti, di eliminare anche l’alitosi correlata. Dopo una valutazione medica, si può intraprendere una terapia mirata alla riduzione dell’infiammazione, che può prevedere l’impiego di spray nasali decongestionanti, soluzioni saline o farmaci antinfiammatori, inclusi i corticosteroidi nei casi più persistenti.
Tuttavia, quando la sintomatologia è cronica o ricorrente, oppure in caso di dubbi diagnostici, gli specialisti possono prescrivere ulteriori visite o esami specifici. Tra questi, l’endoscopia nasale permette di visualizzare direttamente lo stato delle mucose e la presenza di eventuali secrezioni.
Nei casi più complessi, può essere consigliata una TAC dei seni paranasali, utile per valutare l’estensione dell’infiammazione o identificare eventuali ostruzioni strutturali. In alcuni casi, può essere effettuato anche un tampone nasale per individuare la presenza di batteri responsabili dell’infezione [12].
Una volta trattata la sinusite e ripristinato il normale flusso salivare, l’alitosi tende gradualmente a regredire, migliorando anche il benessere generale del paziente.
Un aiuto veloce:
Fonti e bibliografia
- Alitosi, Journal of Natural Science, Biology and Medicine, https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC3633265/
- Pseudoalitosi e alitofobia, Przegląd Lekarski, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25248243/
- Gli apparecchi ortodontici fissi causano alitosi? Una revisione sistematica, International Journal of Environmental Research and Public Health, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6498650/
- Candidosi: manifestazioni rosse e bianche nella cavità orale, Head and Neck Pathology, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6405794/
- Impatto della dieta sulla formazione di stress ossidativo e infiammazione indotta dal biofilm batterico nel cavo orale, Frontiers in Microbiology, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6405794/
- Alitosi: riconoscere quando l'alito cattivo è il segnale di una malattia sistemica, Geriatrics, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/8339942/
- Oli essenziali: le loro proprietà antibatteriche e potenziali applicazioni negli alimenti: una revisione, Journal of Oral Rehabilitation, https://doi.org/10.1016/j.ijfoodmicro.2004.03.022
- L'effetto dello Streptococcus salivarius K12 sull'alitosi: uno studio in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, Probiotics and Antimicrobial Proteins, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32227309/
- L'effetto della pulizia dentale professionale o della terapia parodontale non chirurgica sull'alitosi orale nei pazienti con malattie parodontali. International Journal of Dental Hygiene, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28836329/
- Influenza del consumo di alcol, del consumo di tabacco e dell'assunzione di liquidi sull'alitosi negli anziani: uno studio trasversale, Journal of Advances in Medicine and Medical Research (JAMMR), https://journaljammr.com/index.php/JAMMR/article/view/5770
- Efficacia a lungo termine del programma di igiene orale dei bambini a scuola sulla salute orale dopo un follow-up di 10 anni, Community Dentistry and Oral Epidemiology, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26691608/
- Rivedere gli approcci terapeutici standard e innovativi nell'alitosi: una revisione, International Journal of Environmental Research and Public Health, https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC9516975/